UN CERVO VANITOSO





Da una favola di Jean de La Fontaine

Jean de La Fontaine nacque a Château-Thierry [Champagne] nel 1621, da origini borghesi. Scrisse commedie, poemi, racconti di vario genere.
Oggi, però, è celebre soprattutto per le sue Favole (Fables). Esse furono pubblicate a Parigi nel 1668 (libri 1-6), nel 1679 (libri 7-11) e nel 1694 (libro 12). La materia è tratta da Esopo, Foedrus, dal "Romulus" e dalle raccolte di exempla medievali, dai favolisti del XV-XVI secolo, dal "Libro dei lumi" attribuito all'indiano Bidpai.

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Un cervo vanitoso

Un cervo, specchiandosi una volta nell'acqua di una limpida sorgente, esclamava con triste rassegnazione:

Che differenza tra la mia testa ed i miei piedi!
Mentre le mie corna assomigliano ai rami di un albero secolare, le mie zampe sono stecchite come due bastoni, e non sono degne della mia bellezza.

Mentre egli si lamentava in questo modo, l’arrivo di un cane, interrompendo il filo delle sue parole, lo costrinse alla fuga.

Fuggendo attraverso il bosco, aveva modo di accorgersi quanto le sue magnifiche corna intralciassero lo sforzo che i piedi facevano per portarlo in salvo.


Il Cervo che si rimira nella fonte insegna che gli uomini di solito disprezzano ciò che serve loro, per ammirare cose inutili.



Applicazione spirituale:

Anche noi spesso ragioniamo come il cervo e ammiriamo certe parti del nostro corpo, mentre ne disprezziamo altre che, invece, a lungo andare scopriamo essere le parti più utili e necessarie per la nostra vita.

Dovremmo, invece, apprezzare sempre il modo in cui Dio ci ha fatto: niente di ciò che Egli ha previsto nel nostro corpo è inutile, e tanto meno disprezzabile.
Tante volte, invece, facciamo incancrenire dentro di noi i nostri pensieri sbagliati e permettiamo loro di crescere come impalcature sulle nostre teste a tal punto da impedirci – come le corna del cervo – di correre agilmente nella vita.

Perchè ciò non accada più, sappi, chiunque tu sia, che Dio ti ha creato in modo unico e meraviglioso.

Durante la creazione, mentre di tutte le altre cose create è detto: «Dio disse e la cosa fu», quando si arriva alla creazione dell’uomo il Signore cambia il Suo metodo e dice: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza».
Ci sembra quasi di vedere il Creatore impegnato personalmente nella crazione di Adamo e, poi, di Eva.

È stato così anche per me e per te.
Davide, nel
Salmo 139 dice: «Sei Tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le Tue opere, e l´anima mia lo sa molto bene.
Le mie ossa non Ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra.
I Tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessun d'essi era sorto ancora.
Oh quanto mi son preziosi i Tuoi pensieri, o Dio! Quant'è grande il loro insieme! Se li voglio contare, son più numerosi della sabbia; quando mi sveglio sono ancora con te»
(Salmo 139:13-18).


Davide, quindi, seppe riconosce di essere stato creato in modo meraviglioso e ciò avvenne perchè egli era in stretta ed intima comunione con Dio ed aveva imparato per esperienza ciò che più tardi Iddio avrebbe rivelato ai profeti Isaia e Geremia.

«Cercate il Signore, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino. Lasci l'empio la sua via, e l'uomo iniquo i suoi pensieri: e si converta al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.
Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice il Signore. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così son le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri»
(Isaia 55:6-9).

«Infatti Io so i pensieri che medito per voi», dice il Signore, «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. Voi Mi invocherete, verrete a pregarmi ed Io vi esaudirò. Voi mi cercherete e Mi troverete, perchè Mi cercherete con tutto il vostro cuore» (Geremia 29:11-13)


Considerando tutto ciò, possiamo guardare al nostro corpo con gratitudine verso il Signore che ce lo ha dato e considerare le incommensurabili potenzialità mentali e spirituali delle quali ci ha arricchiti, per mezzo delle quali cercarLo e trovarLo e, come ci suggerisce l’apostolo Paolo, far riposare nella nostra mente non pensieri futili, nocivi e, talvolta, anche cattivi, ma che:
«Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama. quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (Filippesi 4:8)